Via delle rose

Via Regina Margherita

Via delle rose

Un altro elemento caratterizzante di Taurisano, ma molto più genericamente del Salento, sono im frantoi ipogei che non ci sono lungo via Regina Margherita ma che sono disseminati nel centro storico, in particolare nelle vicinanze di Piazza Castello.
In passato la vita era scandita dal ritmo del lavoro in campagna, le ore di luce coincideva con le ore di lavoro e l’andare delle colture segnava il tempo dei lavoratori, c’era il tempo della potatura, il tempo della semina, il tempo del raccolto e poi il tempo della lavorazione. Quando il freddo arrivava era il tempo della raccolta delle olive, nei grandi appezzamenti che al tempo erano ancora di proprietà dei potenti signori locali. Erano soprattutto le donne a dedicarsi alla raccolta e una volta terminata lasciavano il raccolto alla ciurma che era guidata da un nachiro.

La ciurma, termine preso in prestito dagli ambienti marinareschi, era la compagnia che scendeva sottoterra, nel frantoio ipogeo. Il termine ipogeo deriva dal greco e significa proprio “nella terra” perché questi frantoi venivano scavati sottoterra, in un ambiente che permetteva di avere la giusta temperatura per tutto il procedimento di lavorazione delle olive.

Il nachiro con la sua ciurma restavano chiusi nel frantoio per diversi mesi e risalivano in superficie compromessi fisicamente e psicologicamente, questo è il motivo principale per cui si poteva lavorare nei frantoi una sola volta nella vita.

Il sottosuolo del Salento è ricco di frantoi ipogei e l’olio lavorato era molto lontano da quello che noi oggi usiamo come condimento. Il prodotto che veniva fuori dal lavoro dei frantoiani si chiamava olio lampante perchè serviva per illuminare le lampade e le candele, prima ancora che venisse inventata l’elettricità.

Della produzione annuale solo una piccola parte rimaneva al territorio, il resto prendeva il largo dalle navi che partivano dalla spiaggia della Purità di Gallipoli, dirette verso le corti e i salotti di tutta Europa.

Via della Rose, la stradina più conosciuta di Taurisano.
Il suo nome è via Regina Margherita ma da tutti è conosciuta come via delle Rose. È una strada
lunga e stretta che fa parte del centro storico di Tauisano.

Soprannomi

In passato era conosciuta anche come “via delle sannute”, questi soprannomi derivano dal fatto che era abitata da bellissime ragazze che popolavano le tante case a corte disseminate lungo questa strada.
Le case a corte sono le antiche dimore abitate un tempo dai contadini o dalle persone più umili che
condividevano alcuni ambienti comuni.

La via delle rose e le case a corte

Le case a corte avevano un unico ingresso e solitamente un atrio o un corridoio in cui erano disposte le diverse abitazioni. Talvolta c’erano nicchie votive e un forno in cui a turno si cuoceva il pane, molto più comunemente c’erano gli ambienti destinati agli animali da lavoro. Le case a corte rafforzavano il senso di comunità tra le persone, che si aiutavano reciprocamente e condividevano gioie e dolori.

Un altro elemento caratterizzante di Taurisano, ma molto più genericamente del Salento, sono im frantoi ipogei che non ci sono lungo via Regina Margherita ma che sono disseminati nel centro storico, in particolare nelle vicinanze di Piazza Castello.
In passato la vita era scandita dal ritmo del lavoro in campagna, le ore di luce coincideva con le ore di lavoro e l’andare delle colture segnava il tempo dei lavoratori, c’era il tempo della potatura, il tempo della semina, il tempo del raccolto e poi il tempo della lavorazione. Quando il freddo arrivava era il tempo della raccolta delle olive, nei grandi appezzamenti che al tempo erano ancora di proprietà dei potenti signori locali. Erano soprattutto le donne a dedicarsi alla raccolta e una volta terminata lasciavano il raccolto alla ciurma che era guidata da un nachiro.

La ciurma, termine preso in prestito dagli ambienti marinareschi, era la compagnia che scendeva sottoterra, nel frantoio ipogeo. Il termine ipogeo deriva dal greco e significa proprio “nella terra” perché questi frantoi venivano scavati sottoterra, in un ambiente che permetteva di avere la giusta temperatura per tutto il procedimento di lavorazione delle olive.

Il nachiro con la sua ciurma restavano chiusi nel frantoio per diversi mesi e risalivano in superficie compromessi fisicamente e psicologicamente, questo è il motivo principale per cui si poteva lavorare nei frantoi una sola volta nella vita.

Il sottosuolo del Salento è ricco di frantoi ipogei e l’olio lavorato era molto lontano da quello che noi oggi usiamo come condimento. Il prodotto che veniva fuori dal lavoro dei frantoiani si chiamava olio lampante perchè serviva per illuminare le lampade e le candele, prima ancora che venisse inventata l’elettricità.

Della produzione annuale solo una piccola parte rimaneva al territorio, il resto prendeva il largo dalle navi che partivano dalla spiaggia della Purità di Gallipoli, dirette verso le corti e i salotti di tutta Europa