Tomba di Mirella Solidoro

Via Mirella Solidoro

Tomba di Mirella Solidoro

Dal 2011 le spoglie mortali della Serva di Dio Mirella Solidoro riposano all’interno della Chiesa Parrocchiale intitolata ai Santi Martiri Giovanni Battista e Maria Goretti. La ragazza riposa in un sarcofago che è stato fortemente voluto dai fedeli e dai famigliari, riuniti nel comitato spontaneo “amici di Mirella Solidoro”. È un’opera monumentale, com’era grande e forte l’anima di Mirella. Ha richiesto un anno e nove mesi di lavorazione, grazie alle mani sapienti dello scultore taurisanese Donato Minonni. Si tratta di un blocco unico di marmo bianco di Carrara, scolpito per raffigurare il viaggio verso la beatitudine eterna.

Gli steli spinati posti ai quattro angoli del sarcofago rappresentano la profonda sofferenza che Mirella ha sopportato in vita, mentre ai lati due figure angeliche spargono rose senza spine a simboleggiare la fine del dolore della giovane ragazza

Antonia Mirella Solidoro è la terza di cinque figli nella famiglia Solidoro. Nasce a Taurisano il 13 luglio del 1964 e trascorre una vita tranquilla, come tutte le sue coetanee, fino a quando una serie di continui mal di testa non la costringono a numerosi ricoveri e alle prime operazioni. Nonostante le prime diagnosi parlino di una sinusite cronica, si scoprirà presto la presenza di una massa tumorale posizionata sopra l’occhio. Inizia così il lungo cammino della piccola Mirella, una figura delicata e animata da una profonda fede religiosa, grazie anche all’educazione ricevuta in casa.

La malattia 

Durante un intervento all’Ospedale “Vito Fazi” di Lecce si cerca di intervenire per migliorare le condizioni di salute di Mirella ma la massa è così estesa e posizionata in  un punto delicato che i medici non possono fare nulla e nel frattempo Mirella perde quasi del tutto la vista ed è costretta a rinunciare alle lunghe lettere che scriveva ai suoi affetti più cari. Le sue parole però vengono registrate e trascritte dagli amici più cari.

 

Mirella si sottopone ad un ciclo di radioterapia all’ospedale di Brindisi ma si capisce fin da subito che sulla sua situazione non è più possibile intervenire ed è così che inizia il periodo più difficile della sua vita, vent’anni in cui la ragazza sarà costretta a letto, non vedente, e con le sofferenze che non le danno mai tregua. Nonostante questo Mirella non si lamenta mai e non perde mai la fede nel Signore e nella Madonna. Durante le sue giornate inventa poesie e preghiere che detta a chi le è vicino e in poco tempo Mirella diventa un punto di riferimento, la sua stanza diventa un cenacolo di preghiera e per tutti ha una parola di conforto e di sostegno.

E la fede

Le sofferenze fisiche la costringono a letto eppure le consentono di elevarsi spiritualmente, tanto che si rafforza il suo desiderio di diventare una sposa di Cristo. Mirella accetta le sue sofferenze come se fossero una grazia di Dio perché è attraverso di esse che può sentire vicino il Signore e gli altri malati.

In questi vent’anni sono poche le volte in cui Mirella riesce ad uscire di casa, qualche volta può assistere alla messa e altre volte si reca in visita al Santuario del Crocefisso della Pietà verso cui la ragazza nutre una grande devozione. Mirella, infatti, si sente “testimone delle sofferenze di Cristo” e proprio come lui porta avanti la sua croce per salvare l’umanità.

La forza e la fede di Mirella Solidoro colpisce tutti, Mons Miglietta, vescovo di Ugento, le fa visita più volte perché le dice di aver bisogno di “una scuola di fede”. Anche mons. Calandro le farà visita più volte ma una delle visite che più resta nel cuore della giovane è quella di Suo Margherita, con la quale stringe una grande amicizia. Mirella afferma più volte di aver incontrato Gesù, il quale le ha promesso che l’avrebbe aiutata se lei fosse diventata sua sposta. In una delle sue visioni Gesù le sussurra la parola Marcellina, che la ragazza fatica a capire fin quando non riceve proprio la visita di Suo Margherita, che appartiene all’ordine delle Marcelline. Il suo desiderio di prendere i voti si scontra con la situazione precaria della sua salute che negli anni a seguire si aggrava ulteriormente, con delle ulcere alla bocca che le tolgono anche la possibilità di parlare. Le cure le stravolgono il viso e la causano la caduta dei capelli ma nonostante questo la sua fede resta incrollabile.

Nel settembre del 1999 si ritiene necessario un suo ricovero nell’Ospedale di Tricase e Mirella Solidoro verrà a mancare qualche giorno dopo, il 4 ottobre 1999. Solo alla sua morte la mamma, che non l’aveva mai abbandonata, rende pubblici i messaggi che Gesù aveva affidato a sua figlia nei venerdì di quaresima.

 

Tantissimi sono i fedeli che vengono per piangere la perdita di Mirella Solidoro che viene vestita con l’abito bianco delle suore Marcelline. Tanti sono gli eventi accaduti nei giorni del suo funerale, il fratello Antonio afferma di aver visto comparire delle stigmate sulle mani della sorella e ha ritrovato del sangue sul polso pur non essendoci ferite. Quando la bara è stata scoperchiata, prima della tumulazione, la stanza del cimitero è stata invasa da un profumo intenso e inspiegabile di rosa.

 

Sia durante la sua vita che in seguito alla sua morte molti fedeli hanno affermato di aver ricevuto grazie da Mirella Solidoro. In seguito agli eventi prodigiosi accaduti attorno alla sua figura è stata avviata la causa che l’ha portata a diventare Serva di Dio nel 2008 e nel 2014 si è aperta la causa di canonizzazione che è tutt’ora in corso. Nel 2011 le spoglie di Mirella Solidoro sono state traslate dal cimitero comunale alla Chiesa Parrocchiale intitolata ai martiri Giovanni Battista e Maria Goretti.