In tanti a Taurisano ricordano ancora con emozione il giorno in cui un elicottero si alzò in volo per installare sul punto più alto della cupola una croce in ferro. Era il 1956, quel giorno terminò la costruzione della chiesa madre, uno dei luoghi simbolo più importanti di questa città del Sud Salento. Nella seconda metà del ‘Novecento in realtà sono state apportate solo delle migliorie che hanno completato la bellezza della costruzione, una torre campanaria ha sostituito il campanile a vela, è stato realizzato il parapetto e un campanile con un importante campanone donato dalla famiglia ducale.
I lavori di costruzione della chiesa però sono iniziati alcuni secoli prima, nel 1796, proseguiti poi fino al 1820. La facciata centrale della chiesa oggi è incorniciata tra due alti campanili, nelle chiare tonalità della pietra del sud. Su quello di destra si può vedere l’orologio che un tempo scandiva la vita del paese, poco più in là si trovano due meridiane. La più piccola è del 1624, mentre la più grande è del 1747 ed entrambe erano situate già nella chiesa precedente.
Dona colore la cupola maggiore, con le sue maioliche smaltate, lavorate sul posto con una tecnica salentina e disposte secondo un elegante motivo geometrico. Uguale ma di dimensioni ridotte è la cupoletta posta proprio in corrispondenza dell’altare del SS. Sacramento, che si può vedere passeggiando per via Venezia, un piccolo vicolo del centro storico, situato alle spalle della chiesa.
Il portale della chiesa è racchiuso tra due paraste e proprio sopra si trova un toro scolpito, simbolo del paese. L’importante corpo di fabbrica è una commistione di elementi neoclassici e barocchi, ad un’unica navata e con pianta a croce latina con finestroni ad arco a tutto sesto e elementi decorativi presenti sugli architravi in pietra leccese situati sopra le finestre e le porte d’accesso.
L’interno ha uno stile imperioso, caratterizzato dalle linee sinuose che svettano verso l’alto e si incrociano nelle volte a vela. La luce che si insinua dalle finestre contribuisce a restituire un’immagine solenne, arricchita dai decori pastello costituiti da elementi dorici, neo classici e tardo barocchi.
L’altare maggiore è incorniciato da una balaustra in pietra leccese, scolpita con un motivo delicato e armonico. Alle spalle dell’altare si trova il coro ligneo con intarsi e intagli, realizzato nel 1830 e sormontato da un organo del 1930. L’altare maggiore si trova nel punto in cui, nella chiesa preesistente, erano situate due cripte dove venivano sepolti i sacerdoti e i fedeli. Alla sinistra dell’altare maggiore si trova la cappella e l’altare del SS. Sacramento, che è il secondo più importante, e che sulla parete dell’abside accoglie un affresco della prima metà del ‘Novecento, in cui è raffigurato Gesù Cristo tra due serafini, insieme a San Francesco D’Assisi e San Domenico.
La chiesa madre è composta in tutto da nove altari, realizzati nella prima metà dell’Ottocento. Tra i più importanti c’è sicuramente l’altare del 1840, intitolato al santo patrono di Taurisano, Santo Stefano, con una tela del ‘Settecento di scuola napoletana che raffigura la lapidazione del santo.
Nella chiesa madre di Taurisano si possono anche ammirare alcune delle antiche tele che impreziosivano la chiesa preesistente, come quella che raffigura Santa Maria De Finibus Terrae e quella della Madonna della Strada, figura molto cara alla religiosità e alla storia della comunità.
La stradina più stretta di Taurisano è via Isonzo, la chiesa matrice gli da le spalle e lui si distende tra questa e delle antiche abitazioni del centro storico di cui restano solo le ombre di chi un tempo le ha abitate.
Via Isonzo in realtà è molto più di una stradina è un luogo minuto ma carico di suggestioni e storia. Percorrendo il breve tratto che si imbocca da via Venezia, percorsi pochi passi si incontra un palazzo cinquecentesco. Sono rimasti di lui solo le mura, alte e maestose e una balaustra imbiancata a calce che abbraccia parte dell’edificio.
Sulle orme del Vanini
Ma l’elemento più prezioso di quest’antica costruzione è la finestra monumentale che si trova in alto, con mensole e decori in stile rinascimentale, tra questi si leggono due massime in latino “ Naturae non artis opus “ (è opera della natura e non dell’arte) e “Fidem fati virtute sequamur” (Poniamoci con coraggio sotto la tutela del destino”.
Queste due epigrafi suscitano da sempre curiosità eccellenti, non ultime quelle che sulle ricerche storiche, mai interrotte, sulla figura e sul pensiero del filosofo Giulio Cesare Vanini, nato a Taurisano nel 1585.
Le ricerche partono da un punto fondamentale: la casa che oggi è conosciuta come casa natale del filosofo in realtà apparteneva al fratello Alessandro. Partendo da questa concezione e muovendosi nel gomitolo di strade e luoghi, alla ricerca delle origini del filosofo taurisanese, alcune ipotesi importanti portano proprio a questo palazzo cinquecentesco. Pare inoltre che proprio le due epigrafi incise sul finestrone di via Isonzo, siano state riportate dallo stesso Vanini nelle sue opere. La figura di Giulio Cesare Vanini non ha avuto proprio fortuna, perché il suo pensiero intriso di naturalismo empirico non trovava accordo con le dottrine della Chiesa Cattolica, sia negli anni della santa inquisizione in cui lui stesso è vissuto, sia nei secoli a venire. E si racconta che sia proprio per questo che più di un secolo dopo la sua morte, quando a Taurisano sono iniziati i lavori di costruzione della chiesa madre, si sia deciso di edificarla proprio in questo luogo, addossandola al palazzo rinascimentale e cercando in questo modo di condurre all’oblio l’empio Vanini. Non tutti gli studiosi concordano con questa versione, di recente la pubblicazione del volume Aspetti politici religiosi su Giulio Cesare Vanini di Salvatore Antonio Rocca, riapre le ricerche sulla dimora del filosofo.
In ogni caso la piccola via Isonzo continua ad avere storia ricca di fascino e mistero che racconta quanto sia stata potente e importante la figura del filosofo, martire del libero pensiero.