Giulio Cesare Vanini è considerato ancora oggi una delle figure più brillanti del Seicento, filosofo che ha abbracciato la teoria del libertinismo erudito e del naturalismo, riconosciuto come uno dei martiri del libero pensiero.
Giulio Cesare Vanini a Taurisano
Giulio Cesare Vanini è nato a Taurisano nel gennaio del 1585, figlio della giovane Beatriz Lopez De Noguera e di Giovan Battista che all’epoca della sua nascita aveva già settant’anni ed era intendente del ducato di Taurisano per conto della famiglia Gattinara – Lignana.
Sull’infanzia di Vanini si sa veramente poco, se non che fosse già allora particolarmente interessato ai fenomeni naturali. Le notizie ufficiali arrivano nel 1601 quando Giulio Cesare si trasferisce a Napoli e nel 1603 entra nell’ordine dei Carmelitani con il nome di Fra Gabriele. Qui incontra il suo più fedele amico ed alleato, Fra Giovanni Maria Genocchi, e si laurea dottore in diritto.
Vanini e Genocchi, un’amicizia lunga una vita
Nel 1606 Vanini e Genocchi vengono mandati a studiare teologia a Padova ma la inclinazione curiosa per la conoscenza, li porta a spostarsi a Venezia. A quel tempo la città è un luogo estraneo alle imposizioni della chiesa cattolica, Qui si disquisisce con tranquillità di argomenti lontani dai dettami dell’ortodossia cattolica, si leggono testi inseriti nell’indice dei libri proibiti e si offre ospitalità e protezione ai perseguitati dalla curia romana.
In fuga per l’Europa, prima tagga: Inghilterra
Ben presto i due frati vengono richiamati con un provvedimento disciplinare giunto dai vertici dell’Ordine dei Carmelitani. I due però anziché rientrare nel tedio del loro convento, decidono di darsi alla fuga e approdano in Inghilterra, grazie al sostegno dell’ambasciatore inglese.
Qui i due abiurano alla fede cattolica, abbracciando la religione anglicana nella cattedrale di Canterbury, alla presenza dell’arcivescovo e di Francis Bacon.
La nuova religione però finisce presto per annoiarli, sentono la mancanza della vivacità culturale di Venezia e avvertono la mortificazione per le ristrettezze economiche.
Nuovi tentativi di fuga
Decidono allora di chiedere perdono al papa, che accoglie le loro richieste e cerca di pianificare la loro fuga, contando sul sostegno dell’ambasciata spagnola. Vengono scoperti dalle autorità inglesi e Vanini e Ginocchio vengono imprigionati in due luoghi separati del palazzo di Lamberth. Ginocchio riesce a fuggire e Vanini viene scomunicato e condannato ad una lunga prigionia. Anche lui riesce a scappare, appena poco prima del processo.
Vanini tra Francia e Italia
Giunto a Parigi Vanini completa la sua Historia del concilio tridentino, un’opera con cui spera di sostenere il suo ritorno nella fede cattolica anche se in realtà non verrà mai pubblicata.
Rientrato in Italia Vanini viene invitato a recarsi nella Santa Sede, decide però di riparare a Genova, potendo contare sull’appoggio dell’amico Genocchio che era proprio originario della città ligure.
Quando però Genocchio viene arrestato dalla santa inquisizione, Vanini decide di fuggire a Lione, in Francia. Qui cerca sostegno negli ambienti della corte francese e grazie alla sua straordinaria cultura e del suo grande carisma Vanini diventa in poco tempo un filosofo molto richiesto. A Lione Giulio Cesare Vanini pubblica la sua prima opera Anphitheatrum aeternae providentiae. Un’opera che ottiene l’approvazione dell’inquisizione perché sostiene tesi vicine agli ambienti cattolici, si scoprirà solo in seguito che il vero pensiero del filosofo è nascosto tra le righe dei suoi scritti.
Sentendosi protetto dall’ambiente aperto della corte di Francia, Vanini tra il 1615 e il 1616 pubblica i dialoghi del De Admirandis. Un’opera che ottiene un vasto successo ma che subito provoca scalpore perché nascosto dietro la maschera delle tesi ortodosse si trova un pensiero radicale, basato sul naturalismo e su un convinto ateismo.
Vanini in quest’opera irride ogni credenza religiosa e ogni convinzione che non sia supportata dalla logica della ragione.
Ben presto le copie dell’opera vennero sequestrate e bruciate al rogo e da questo momento inizia la clandestinità di Giulio Cesare Vanini.
Tentando di nascondere la sua identità il filosofo ripara a Tolosa, che a quei tempi era il cuore del cattolicesimo ortodosso. Sulla base del principio “affermare per negare e negare per affermare” Vanini decide di trasferirsi proprio dove nessun ricercato per ateismo andrebbe mai. Non riesce però a trattenere la necessità di esporre le sue idee basate sul razionalismo radicale e si fa scoprire.
Denunciato come “predicatore di tesi ateiste e blasfeme”, viene arrestato il 2 agosto del 1618. Il processo dura sei mesi a causa della difficoltà di trovare delle prove concrete e della condotta irreprensibilmente cattolica che Vanini porta avanti tra le sbarre. La situazione cambia quando un testimone afferma di aver sentito Vanini sostenere la non esistenza di Dio e poco conta se, come si scoprirà più tardi, quella testimonianza è falsa.
Giulio Cesare Vanini viene condannato al rogo, in pubblica piazza. Con una tenaglia gli è stata strappata la lingua, l’organo con cui aveva offeso Dio. Il suo corpo è stato appeso tra le fiamme. Le sue ceneri sparse al vento.
Giulio Cesare Vanini è stato giustiziato a trentaquattro anni, in Place Du Salin a Tolosa. Si racconta che le sue ultime parole siano state “andiamo, andiamo a morire allegramente da filosofi” “e che quando gli è stato proposto di fare ammenda a Dio lui abbia risposto che se Dio e il diavolo esistessero a loro avrebbe chiesto di intervenire sul parlamento che considerava ingiusto ed iniquo, ma nulla si poteva fare proprio perché non esistevano né il diavolo né Dio.
Ciò che è certo è che Giulio Cesare Vanini resta una delle anime più affascinanti del suo tempo. In una lunga lettera scritta dal giudice che ha firmato la sua condanna si legge di Vanini come “il più bello e il più maligno spirito che io abbia mai conosciuto”.
Per anni Taurisano ha sentito la necessità di dedicare un monumento al suo concittadino più illustre. Quel momento è arrivato nel 2016 quando il Comune di Taurisano ha bandito un concorso di idee per la realizzazione di un’opera per omaggiare il filosofo.
Tanti sono stati i lavori presentati, alcuni più vicini alla rappresentazione classica di Vanini, altri protesi verso l’arte contemporanea. Dopo un’attenta analisi da parte della commissione preposta e un acceso dibattito si è arrivati a scegliere come opera l’idea proposta dall’architetto Paolo Prevedini.
Si tratta di un’opera monumentale in bronzo che raffigura il volto di Vanini invaso dalle fiamme, poggia su un basamento in marmo di Trani in cui si legge incisa la più celebre delle citazioni del filosofo dedicate alla sua città Natale.
“Taurisano, patria mia nobilissima, quasi gemma nell’anello del mondo.”
“La ricerca per il Vanini è concentrata sul valore profondo del messaggio del libero pensatore. Ho immaginato due volti contrapposti, per svelare ciò che è celato oltre le contraddizioni della storia, una dualità più grande che integra in unica figura, le due facce dell’uomo: l’uomo nella storia, l’apparire e l’uomo nel pensiero, l’essere. Nel percorso ideativo i due volti nascono come entità separate, opposte, che poi si fondono e divengono l’interno e l’esterno della stessa ‘maschera’ come viene chiamata dalle persone che lavorano con me l’opera in fonderia: il fronte impreciso e ricomposto, offre uno sguardo nel reale, il più realistico possibile su un volto essenzialmente ignoto; solchi orizzontali attraversano il bronzo come le tracce del tempo o come linee di testo che ricompongono eternamente la storia. Sul lato opposto è il pensiero, la forza più indecifrabile dell’uomo, immaginato come una stella da cui si propagano solchi concentrici come raggi. Non mi sembra un caso che la statua abbia preso forma proprio a Nola dove è nato Bruno.”
Queste sono le parole dell’artista sul monumento che oggi si può ammirare in Piazza Castello.
Al numero 44 di via Roma, poco lontano da Piazza Castello, si trova Casa Vanini è una dimora storica che si trova lungo la lastricata via Roma, é un bene di grande importanza perchè per anni è stato ritenuto che fosse la casa di Giulio Cesare Vanini.
Cosa dicono gli studiosi?
Il filosofo, nato nel 1585 proprio a Taurisano, racconta nel De Admirandis del grande giardino della sua casa
paterna, dove trascorreva le giornate a fare piccoli esperimenti scientifici. Oggi di quel giardino
restano solo le parole incastonate tra le pagine scritte dal filosofo perché, dopo studi approfonditi, è emerso che non può essere certo questa la casa in cui è nato Vanini. Probabilmente il palazzo è appertenuto comunque alla famiglia, sicuramente è stato di proprietà di Alessandro, fratello di Giulio Cesare.
Il palazzo é stato costruito nella metà del XVI secolo e più volte rimaneggiato, oggi rimane poco della struttura originaria.
Un ampio portale con bugnato in carparo accoglie il visitatore che ha modo di addentrarsi fin da
subito nel corpo centrale della costruzione, tra le poche parti originali della dimora storica.
Impreziosita da una volta a crociera, chiusa da una chiave di volta finemente scolpita.
Dall’ingresso al piano terra, si può accedere ai due vani sottostanti e anche alla scalinata che
conduce al piano superiore. In passato era annessa alla costruzione la cappella di famiglia, dedicataa Sant’Antonio da Padova.
La famiglia del filosofo era benestante, suo padre intendeva al feudo di
Taurisano per conto della famiglia Gattinara – Lignana, al tempo feudatari del borgo.
La fortuna del Vanini si è alternata nei secoli, a causa anche della damnatio memoriae a cui ha
provato a condannarlo la santa inquisizione. La sua fama però non ha avuto cedimenti tra i letterati,
i filosofi, gli studiosi e negli ambienti che hanno portato avanti la battaglia del libero pensiero. La
testimonianza più importante viene dalla lapide marmorea che si trova proprio accanto al portale
d’ingresso e su cui si può leggere una testo di Giovanni Bovio. La lapide è stata posizionata nel
1970 dalla loggia massonica “Liberi e coscienti”. Sul lato destro invece si può leggere la lapide
commemorativa fatta apporre dal Comune di Taurisano.
Fuoriuscendo da Casa Vanini possiamo ammirare il portale in bugnato che si trova di fronte, in un
altro palazzo storico, anch’esso appartenuto al fratello Alessandro Vanini.
Come accennato qualche riga più in alto, in recenti si è fatto strada l’ipotesi che Vanini non sia nato nella casa di via Roma ma in un palazzo di via Isonzo, di cui oggi resta solo una finestra scolpita con ornamenti rinascimentali e impreziosita da due incisioni in latino. Continuano ancora oggi gli studi sulla Casa Natale di Giulio Cesare Vanini, nell’attesa di giungere ad una prova certa il Comune di Taurisano ha acquisito la proprietà e dopo un restauro Casa Vanini è diventata uno dei luoghi della cultura di Taurisano.